Miti e leggende in Sardegna: intervista alla scrittrice Claudia Zedda
Miti e leggende in Sardegna si trovano nei libri di Claudia Zedda: scrittrice, antropologa, strega, mamma. Le sue storie sono fatte di intrecci, incontri, fili. Sono tradizioni e riti magici. Ho intervistato Claudia per raccontarci simbolismi e miti della Sardegna, di cui ha fatto il suo lavoro.
Ciao Claudia, chi sei e come sei arrivata alla tua vocazione da streghetta?
Sono dell’opinione che molto di quello che siamo sia scritto in noi fin da giovanissima età. Ho semplicemente dovuto ricordare chi sono. La strada poi è stata in discesa. Due dei modi più semplici per ricordare chi siamo sono questi: porci sempre delle domande (prima o poi verranno quelle giuste ;D) e trascorrere del tempo a contatto con Natura. Lì si trovano alcune risposte piuttosto interessanti.
Hai scritto diversi saggi che parlano di miti e leggende della Sardegna. Ci racconti le creature fantastiche a cui sei più affezionata?
Non ho una preferenza. Sono tutte speciali e preziose, ma soprattutto ciascuna custodisce un messaggio di grande valore anche per i tempi odierni. Sono messaggi che invitano alla consapevolezza di sé, al rispetto della natura, all’accettazione del tempo che non è lineare ma gira in tondo. Messaggi che conducono all’idea di sorellanza, fratellanza e collaborazione. Tutte, le amo tutte, nessuna esclusa.
Quali sono i miti e le leggende più conosciute della Sardegna?
La mia esperienza mi porta a dire che le più note, ad oggi, siano le janas. Per quanto la conoscenza di queste figure sia ancora superficiale. Noto però, e questo mi rincuora, un rinnovato interesse per la nostra storia, per la nostra tradizione, per i nostri miti. Miti, storia, lingua, tradizione insieme fanno identità. E ogni popolo ha necessità di nutrire la propria identità.
Storie che spesso aleggiano in luoghi archeologici magici, luoghi spesso abbandonati. Qual è uno di questi posti con più energia?
Ogni luogo mi viene in soccorso nei diversi momenti della vita. Basta che chiuda gli occhi dopo un seminario, dopo una riunione difficile, dopo una giornata no, e mi pare di essere tornata in quel posto, e mi pare che mi nutra.
Personalmente amo l’acqua, mio elemento costitutivo, e le pietre verso la cui solidità mi piace tendere. In Sardegna esistono moltissimi luoghi che mettono insieme roccia e acqua: ti nomino il primo che ora mi viene in mente. Il Gologone, la casa di una delle più potenti Madri dell’acqua.
Quali sono i simboli della Sardegna, oggi? Quali sono le trasformazioni etniche locali più pericolose?
Se dovessi raccontarti di un simbolo che ha parlato di Sardegna e prego continui a farlo ti direi il cerchio. Tutto è tondo sull’Isola, anche il pensiero. L’unica trasformazione pericolosa che io potrei guardare con sospetto è la perdita coatta di identità, della lingua, della nostra cultura e della nostra autonomia di pensiero. Per il resto le trasformazioni e i cambiamenti non mi hanno mai preoccupata, pericolosa può essere piuttosto la resistenza al cambiamento. Io mi occupo di fenomeni culturali e la cultura per definizione non può essere statica perché è produzione umana. Per cui una cultura che cambia è una cultura viva.
Visto il periodo appena trascorso, quali sono le piante tradizionali sarde o riti con cui possiamo curare il nostro animo?
Ognuno ha le proprie piante. Come scoprire quali siano le nostre piante? Frequentarle. In un modo o nell’altro, nonostante la nostra resistenza e congenita presunzione, le piante riescono a creare un ponte, un dialogo, una conversazione con noi. C’è però da ricordare che la natura, che parla con noi tutti i giorni, lo fa per simboli. Se non rispolveriamo un linguaggio immaginale e simbolico, non riusciremo mai ascoltare Natura e dunque a trovare le nostre piante.
Da dove iniziare se si vive in città? Da un piccolo orto da balcone di aromatiche.
L’animo, ce lo dice la scienza e ce lo dice la storia, si cura con i rituali. E qui le possibilità sono almeno due: o si riscoprono quelli dei nostri nonni, o se ne confezionano di nuovi. Regalano l’illusione di sicurezza, regalano prevedibilità, regalano certezza. Sono un faro, e anche ai più avventurosi fa comodo sapere che se la tempesta si mette male, ma davvero male, quel faro potrà ricondurre a casa.
Quali sono gli ingredienti dei tuoi eventi e laboratori.
Credo in quello che dico. Faccio quello che racconto. E poi ci sono erbe, c’è luna, ci sono parole “magiche”, ci sono rituali, c’è storia e antropologia, c’è incredibile desiderio di aiutare gli altri a ricordare chi siamo noi e chi sia la nostra Isola dei miracoli, Sardegna.
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Grazie mille per questa intervista, un modo alternativo per promuovere la Sardegna. Inoltre, sono un po’ streghetta anche io affascinata dai rituali e dalla magia 🙂 Trovo sia molto importante che qualcuno studi e racconti la nostra storia così ricca, ancora sconosciuta e meravigliosamente unica.
E tu, Claudia, lo fai egregiamente, con dolcezza e con garbo.
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